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FOTO – Monopoli, teatro di impegno “Stoc Ddò” al Polo Liceale per ricordare il giovane Michele Fazio vittima di mafia  

Tre giorni di ricordo, riflessione e di teatro al Polo Liceale “G. Galilei – M. Curie” di Monopoli in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, commemorata il 21 marzo nei giorni 4, 5 e 7 aprile 2022, e che quest’anno ha dato voce attraverso lo spettacolo Stoc Ddò: un racconto crudo e sincero – scritto e interpretato dall’attrice Sara Bevilacqua – della storia di Lella Fazio, madre del quindicenne barese Michele, vittima innocente di una faida tra clan nel luglio del 2001.

Protagonisti della giornata insieme alla stessa attrice, saranno proprio i genitori di Michele Fazio, Lella e Pinuccio, che nell’Auditorium del Polo Liceale hanno incontrato docenti e studenti per affidare loro il ricordo della propria tragica vicenda e farne la base per una riflessione collettiva sull’importanza dell’impegno civile in favore della legalità.

Inizio alle ore 10.00, con una matinée dedicata a circa 150 studenti per turno, IAC con prof.ssa Di Bello, VAC con prof. Valletta, IIAS con prof.ssa Delmelo, VAS con prof.ssa Dileo, IVAS con prof. Benedetto, IVBS con prof. Negletto, IICSU con prof.ssa Colucci, IASU con prof.ssa Ostuni, IIASU con prof.ssa Marasciulo M., IBC con prof. Guarella, IIAC con prof. Perrone, IIASA con prof.ssa Grandolfo, IVAL con prof. Pastore, IIIBSU con prof. Bonsante, IBL con prof.ssa Cosi, IAL con prof.ssa Cisternino, IIBL con prof.ssa Boreale, IIIBC con prof.ssa Lobasso, VASU con prof.ssa Salmistraro, IIAL con prof.ssa Pirrelli, VAL con prof.ssa Capitanio, IIIASU con prof.ssa Savino, IAS con prof. Testone, IVASA con prof.ssa Malerba, IIBSU con prof.ssa Marasciulo F., IIIASA con prof. Latorre e VCS con prof. Annese.

Lo spettacolo, con la drammaturgia di Osvaldo Capraro, ha riproposto la tragedia di Michele Fazio, giovane che non ha ancora compiuto sedici anni quando viene colpito per errore durante un regolamento di conti tra clan rivali. La vita di Lella, da quella sera, muta radicalmente direzione. Giorno dopo giorno, con la sola presenza di madre ferita, impone le esigenze della giustizia ai clan, denunciando, testimoniando, puntando gli occhi negli occhi di chi vuole imporle il silenzio: io non fuggo, e nemmeno chiudo la porta di casa: “Stocddò”. Da dove, Lella, ha tratto la forza per combattere una guerra che non l’ha mai vista abbassare lo sguardo? Dall’esempio di sua mamma, cumma’ Nenette, donna determinata nell’educare i figli alla sostanza delle cose. Dal sostegno del marito Pinuccio, della famiglia e della gente del quartiere. Ma, soprattutto, dal dialogo mai interrotto con Michele, il garzone allegro, l’angelo di Bari Vecchia. Un dialogo, quello con suo figlio, che nessun ostacolo riuscirà mai a impedire, nemmeno la morte.

La Docente Referente Funzione Strumentale Studenti

prof.ssa Angela Di Bello