Resta indissolubile nel tempo la devozione dei monopolitani alla Patrona della vista e di tutti coloro che ne soffrono: come i non vedenti, i miopi e gli astigmatici
Con la celebrazione eucaristica con tutti i confratelli e le consorelle della confraternita di Santa Lucia si sono conclusi domenica i festeggiamenti in onore di Santa Lucia (Patrona della vista e di tutti coloro che ne soffrono: come i non vedenti, i miopi e gli astigmatici) che, il 12 e 13 dicembre scorsi, si è tornati a vivere con ritrovata normalità dopo gli stravolgimenti provocati dalla pandemia.
Quest’anno, sono tornate la processione che si è snodata per le principali vie della città e la tradizionale fiera; quest’ultima è uno degli appuntamenti più attesi dai monopolitani: ghiotta occasione per fare acquisti natalizi per addobbare l’albero di Natale o per ultimare il presepe tra le bancarelle in cui ci sono anche i famosi “cocchérìdde” (ciotole in terracotta) che, un tempo, i fidanzati regalavano all’amata ed alla futura suocera per conquistarne la simpatia.
Nella tradizione popolare, infatti, il dono viene fatto perché Santa Lucia è considerata dispensatrice di regali. Per questo motivo si tramanda il detto: “ Àcce vè a fère de Sènde Lucē sènze denèere pàrte allegré i t- tòrne emerè”, che significa: chi va alla fiera di Santa Lucia senza danari, allegro s’avvia e torna amaro.
Altre espressioni dialettali ruotano attorno all’elemento della luce solare e alla santa (dopo il 13, il giorno più corto, la luce ricomincia a crescere) : “A s- sènde Luce, nu péde de jaddìne è l- lònghe â notte i ammènghe â de” ( A Santa Lucia s’allunga la notte e decresce il dì); “ Dâ Mmacculate a s- sènde Luce, j- ê còrte â de” (Dall’Immacolata a Santa Lucia è breve il dì).
Con la celebrazione eucaristica con tutti i confratelli e le consorelle della confraternita di Santa Lucia si sono conclusi domenica i festeggiamenti in onore di Santa Lucia (Patrona della vista e di tutti coloro che ne soffrono: come i non vedenti, i miopi e gli astigmatici) che, il 12 e 13 dicembre scorsi, si è tornati a vivere con ritrovata normalità dopo gli stravolgimenti provocati dalla pandemia.
Quest’anno, sono tornate la processione che si è snodata per le principali vie della città e la tradizionale fiera; quest’ultima è uno degli appuntamenti più attesi dai monopolitani: ghiotta occasione per fare acquisti natalizi per addobbare l’albero di Natale o per ultimare il presepe tra le bancarelle in cui ci sono anche i famosi “cocchérìdde” (ciotole in terracotta) che, un tempo, i fidanzati regalavano all’amata ed alla futura suocera per conquistarne la simpatia.
Nella tradizione popolare, infatti, il dono viene fatto perché Santa Lucia è considerata dispensatrice di regali. Per questo motivo si tramanda il detto: “ Àcce vè a fère de Sènde Lucē sènze denèere pàrte allegré i t- tòrne emerè”, che significa: chi va alla fiera di Santa Lucia senza danari, allegro s’avvia e torna amaro. Altre espressioni dialettali ruotano attorno all’elemento della luce solare e alla santa (dopo il 13, il giorno più corto, la luce ricomincia a crescere) : “A s- sènde Luce, nu péde de jaddìne è l- lònghe â notte i ammènghe â de” ( A Santa Lucia s’allunga la notte e decresce il dì); “ Dâ Mmacculate a s- sènde Luce, j- ê còrte â de” (Dall’Immacolata a Santa Lucia è breve il dì).
Le offerte raccolte saranno destinate al restauro della chiesa.