L’operazione è stata considerata tra le più rilevanti della giurisdizione della Direzione Marittima di Bari nell’ambito della “30 days at sea 3.0”
Dal 1° marzo 2021 al 31 marzo 2021, sotto il coordinamento nazionale del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia del Ministero dell’Interno, si è svolta l’operazione globale ambientale denominata “30 days at sea 3.0”.
L’operazione, pianificata a livello internazionale dall’INTERPOL, ha visto la partecipazione di 67 Paesi in tutto il mondo, coinvolgendo – per l’Italia – anche tutti i comandi territoriali del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera, a cui la normativa vigente riconosce specifiche competenze in materia di tutela dell’ambiente marino e costiero.
L’operazione, che è stata preceduta da una fase di acquisizione d’informazioni, ha impegnato il personale del Corpo in complesse e intense attività operative e d’indagine, che hanno portato all’effettuazione di oltre 20.000 controlli e all’accertamento di 620 illeciti ambientali (tra penali e amministrativi), per un ammontare delle sanzioni pecuniarie accertate di circa un milione e 200 mila euro.
Nell’ambito della giurisdizione della Direzione Marittima di Bari, l’operazione condotta dal personale della Guardia Costiera del Nucleo Operativo di Polizia Ambientale ha consentito, grazie ad una capillare attività investigativa e alle tecniche di polizia giudiziaria utilizzate, di accertare gravi retati ambientali in danno dell’ecosistema marino-costiero.
Tra le operazioni più rilevanti, il sequestro sul litorale a sud di Bari, e più precisamente in località “Pietra Egea” del Comune di Polignano a Mare, di un’area di circa 13.000 metri quadri, ubicata in area sottoposta a vincolo paesaggistico. Il sequestro preventivo, operato su disposizione del GIP del Tribunale di Bari, si è reso necessario a seguito dell’accertamento di reati in campo edilizio, demaniale e paesaggistico. In particolare è stata accertata la presenza di una struttura abusiva di circa 600 mq. composta da tre mini-appartamenti, utilizzata quale bed and breakfast, di strutture precarie adibite a servizi igienici e deposito, piazzali, docce, un varco di accesso al mare, muri di recinzione con inserti di cemento e persino un vero e proprio “ecomostro” costituito da un bunker seminterrato in cemento armato di circa 500 mq. Il tutto realizzato a pochi passi dal mare senza alcun titolo edilizio ma, al fine di tentare di eludere i controlli, falsificando materialmente diversi Permessi di Costruire, nonché un’Autorizzazione ai sensi dell’articolo 55 del Codice della Navigazione. Quattro i soggetti iscritti nel registro degli indagati, tra cui i due proprietari dell’area, il legale rappresentante della Società che gestisce la struttura ricettiva, e l’ex tecnico di fiducia che si ritiene sia l’autore materiale delle false autorizzazioni edilizio-amministrative.