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Gli studenti degli Istituti Tecnici “Vito Sante Longo” incontrano Francesco Minervini


di Osvaldo Capraro


L’età della scuola è l’età della fantasia e dell’immaginazione. I ragazzi sono effervescenti, sognano, fantasticano.

Una scuola efficace non teme l’irruenza dei loro desideri. Insegna, piuttosto, a creare ordine nella mente, allena a pensare, a trasformare i sogni in progetti e i progetti in futuro. Quel futuro che solo se sognato può diventare realtà.

Ma c’è bisogno di testimoni capaci di raccontarcela, la realtà.

Mercoledì mattina, quattro classi del nostro Istituto, 2 B, 2 E, 4 D e 5 B, hanno incontrato Francesco Minervini dopo aver letto, con la guida di alcuni docenti, il suo ultimo libro, Oltre Capaci. Rocco Dicillo agente di scorta al fianco di Falcone.

Due ore volate in un attimo, grazie all’intreccio fra curiosità degli alunni e capacità affabulatoria dell’autore, e durante le quali nell’aula magna è piombata la Storia con la esse maiuscola, quella che il pomeriggio del 23 maggio 1992 ha cancellato, insieme alla vita di Giovanni Falcone e di Francesca Morvillo, altre storie non meno importanti: quelle dei tre agenti della scorta, Antonio Montinaro, Vito Schifani e, soprattutto, Rocco Dicillo, “quello di Triggiano”, il giovane perito chimico che aveva rifiutato un posto alla sezione scientifica per proteggere il giudice da “un mondo di delinquenti che spara perché non sa fare altro”. Quella di Giuseppe Costanza, l’autista di Falcone, condannato a rivivere ogni notte l’incubo della maledetta esplosione. La storia di Michele Dicillo, il fratello minore di Rocco, che ancora oggi, ventotto anni dopo, pretende chiarezza su motivi e mandanti della strage. Poi quella di Luisa Dicillo, la mamma di Rocco, smarrita in quei giorni davanti a un impegno a cui nessuna madre è preparata: cercare sepoltura a suo figlio. E, infine, la storia di Alba Terrasi che, pochi minuti dopo la loro ultima telefonata, ha sentito l’enorme boato che le ha portato via Rocco: avrebbero dovuto sposarsi il 20 luglio. Telefonata chiusa dalla voce di Rocco che sussurrava una parola che mai avrebbe dimenticato: “amore”.
Due ore trascorse velocemente, durante le quali docenti e alunni hanno assaporato il gusto dell’andare oltre i luoghi comuni su mafia, Stato, legalità e, insieme all’autore, hanno vissuto il piacere sia di acquisire nuove conoscenze che di approfondire quelle già esistenti.
Conoscenza e approfondimento. È questa la vocazione della scuola, di ogni scuola, di qualunque indirizzo, scientifico, tecnico o umanistico. Perché i nostri ragazzi siano sempre più consapevoli del mondo nel quale vivono e vivranno.