Mercoledì 20 novembre, presso il Teatro Radar di Monopoli, gli studenti delle classi 3Ae, 3Ci, 3Di, 3Eb del settore tecnologico e gli studenti delle classi 3At e 3Bt del settore economico hanno assistito allo spettacolo teatrale “Vite spezzate”, nell’ambito del progetto-concorso “@ scuola di prevenzione reload”, promosso per l’anno scolastico 2019/2020 dall’INAIL – Direzione Regionale per la Puglia e la Regione Puglia – Assessorato alla promozione della Salute -, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia.
Scopo dell’iniziativa è avvicinare gli studenti delle classi terze, quarte e quinte delle Scuole Secondarie di Secondo grado della Puglia al mondo del lavoro, favorendo e rafforzando nelle giovani generazioni la cultura della prevenzione e della sicurezza.
Il progetto prevede, inoltre, un percorso formativo-informativo sulla tematica attraverso la consultazione di materiali multimediali, che verranno caricati sul sito www.scuoladiprevenzione, a partire dal 17 febbraio. Sulla scorta di tali materiali, i ragazzi dovranno realizzare prodotti culturali (due le sezioni previste: spot e immagini) sui temi della salute, della sicurezza e della prevenzione nei luoghi di lavoro. I lavori migliori, selezionati da una giuria di rappresentanti degli Enti promotori e professionisti del mondo della cultura e dagli utenti di Facebook, riceveranno un premio in denaro fino a 5mila euro da destinare all’acquisto di attrezzature e materiali funzionali alla prevenzione ed al miglioramento delle condizioni di sicurezza delle scuole di appartenenza.
Lo spettacolo teatrale “Vite spezzate”, tratto dai racconti de “I Quaderni della prevenzione” – “Drammi inevitabili o eventi prevenibili?”, edito dalla Regione Puglia e adattato dalla regista Teresa Ludovico, ha portato sul palcoscenico le storie dolorose di lavoratori morti sul luogo di lavoro, dando loro voce e significato. I protagonisti raccontano, alternandosi, la propria vicenda personale, prima di oltrepassare la soglia dell’oblio. Le storie sono tutte diverse ma tragicamente uguali, perché accomunate dalla stessa sorte: la morte per infortunio. La regista lo definisce un “affresco di storie dolorose, di vite spezzate, consegnate a tutti noi per non dimenticare.”