Caro direttore,
vivo in Puglia dallo scorso autunno, ho dovuto trasferirmi a seguito di un incarico ricevuto nell’ambito della Pubblica Amministrazione. La mia sede di lavoro è Bari, ma ho deciso di vivere a Monopoli, una cittadina che la natura, gli uomini e la storia hanno saputo rendere così attraente. Tuttavia, quello che riporto di seguito non ha nulla a che vedere con la natura e tantomeno con gli uomini e la storia.Lo scorso 25 aprile, approfittando della giornata di festa nazionale, ho girato in lungo e in largo per la città, dal centro storico alla periferia sud, che pullulava di turisti e gitanti; ho trovato l’atmosfera molto bella, primaverile e festosa, ma nel tardo pomeriggio-sera mi sono imbattuta in un fenomeno che ho trovato sconcertante e che, con i suoi peggiori risvolti, mi ha investito in prima persona.
Passeggiando sul lungomare sud fino al termine del percorso pedonale, ho notato che vi erano un paio di luoghi, corrispondenti ai cosiddetti “lidi”, presso i quali si concentrava, intorno a musica ad altissimo volume con tanto di intrattenitore urlante, un numero enorme di ragazzi giovanissimi (svariate centinaia se non migliaia). Preciso subito che non sono pregiudizialmente contraria all’intrattenimento musicale e non è di questo che mi preme riferire oggi; quello che mi ha colpito è stata l’assoluta assenza di regole con cui questi ragazzi si muovevano nella città, sembrava che fossero in un’enclave dove tutto è concesso. Le auto “parcheggiate” dappertutto, anche su entrambi i lati di una strada con divieto di sosta, bottiglie di vetro abbandonate ovunque, grida, schiamazzi e quant’altro, ma soprattutto, mi si conceda il linguaggio poco accademico, il “piscio libero”. Se espletare i propri bisogni fisiologici all’aria aperta, lontano dal cemento, in un bel campo di foraggio o anche in riva al mare, oltre che liberatorio può essere contemplativo, farlo negli anfratti dei condomini o sulle ruote delle macchine è una cosa che ormai neanche le bestie fanno più. Dopo aver osservato tutto questo con delusione e sdegno, mi sono personalmente imbattuta in due “liberi pisciatori”; sulle scalette che percorro per rientrare a casa ho incontrato due ragazzetti che la facevano liberamente sotto i miei occhi increduli (per quanto svezzati). D’istinto, gli ho urlato di tirarsi su i pantaloni e di andare a farla in un terreno, almeno, dato che i water del “lido”, dove avevano riempito la loro vescica con birra e cocktails, sono sicuramente inadeguati rispetto alla massa di avventori.
Mi dicono che il primo maggio potrebbe accadere qualcosa di molto simile … un’altra giornata senza regole?