I tempi sono cambiati, ma per certi versi alcune concezioni ancora no
Chi mi conosce sa che sono un’acuta osservatrice, più che un’oratrice. Saper aascoltare gli altri credo sia uno dei miei pregi.
D’altronde, per esercitare questa professione è necessario farlo, confrontare le fonti e poi riassumere in poche righe la “notizia”. Questo è il mestiere del giornalista.
Oggi, infatti, vorrei indurvi ad una profonda riflessione sociale. Si parla spesso del ruolo della donna nel mondo medio-orientale, ma siamo sicuri che nel nostro occidente, almeno in Italia e specie quì al sud, la donna abbia concretamente ottenuto pari diritti ed opportunità nella sfera lavorativa come l’uomo?
Il 2 giugno, con la Festa della Repubblica Italiana, noi italiani abbiamo festeggiato anche una seconda Festa della donna, perchè quello del 1946 (70 anni fa) è stato il primo referendum a suffragio universale, che ha garantito il voto anche alle donne.
Guardandoci intorno, però, non possiamo esimerci dall’essere franchi.
Così come il lavoro nero, al giorno d’oggi, è una delle piaghe più difficili da debellare per risollevare le sorti della nostra economia ed abbattere una volta per tutte l’evasione fiscale e conseguentemente il debito pubblico, in taluni casi, anche la mancanza di diritti e tutele lavorative – seppur sancite dalla Legge – che diversi datori di lavoro impongono impugnando il coltello dalla parte del manico (la carenza di posti di lavoro) è un aspetto da non trascurare.
Vi confesserò la verità: le mie considerazioni sono frutto di un pomeriggio trascorso, come fanno molte casalinghe per staccare la spina, a guardare le famose “telenovele” che propongono in televisione; quelle che assieme ad altri programmi vengono assimilate come tv “spazzatura”. Su quest’argomento mi piacerebbe aprire una digressione: qualsiasi trasmissione o reality show o robe simili, se guardate con occhio clinico ed intelligenza, possono indurci a riconoscere più da vicino la realtà in cui viviamo e le sue criticità per correggerle.
Tornando a noi, stavo guardando la nuova soap opera a puntate “Una Vita”, creata dalla penna di Aurora Guerra (l’amata autrice de “Il Segreto”): la telenovela spagnola è ambientata nella Spagna del Novecento.
Nella scena saliente andata in onda nella puntata di ieri (5 luglio) su Canale 5, c’era Leonor (una delle protagoniste) che viene intervistata da un giornalista che gode di grande fama per il successo di una rappresentazione teatrale, da lei scritta per rivendicare le ingiustizie subite dai residenti del quartiere in cui vive a causa dell’introduzione di un nuovo progetto di Piano Urbanistico.
Per farla breve, durante l’intervista, il giornalista in questione arriva a provocare Leonor, lasciando intendere che l’opera dalla “strana perfezione, strana perchè scritta da una donna che non ha mai scritto testi teatrali” fosse stata quindi scritta da un noto autore e che lei se ne sia appropriata con l’intento di ottenere quest’importante intervista per “salvare” il quartiere.
C’è da premettere che Leonor (grazie al marito) ha già scritto romanzi a puntate, sotto la falsa firma di Leopoldo Safo, altrimenti non le sarebbero stati pubblicati. Il tutto, perchè una donna non era considerata capace di esercitare altre professioni se non il ruolo di moglie e madre.
Un’ingiustizia che Leonor rivendica, affermando che “i tempi stanno per cambiare”.
Oggi, possiamo dire che i tempi sono cambiati, ma che alcune concezioni – per certi versi – non lo sono affatto.