Una vittima dello spiaggiamento?
Venerdì, una carogna di delfino è stata recuperata dietro i “cascinē” (frangiflutti), nei pressi della “Traditora” (torrione disposto lungo le mura cinquecentesche a ridosso di Cala Portavecchia), nella vana speranza che l’esemplare fosse ancora vivo e potesse sopravvivere.
Dalle ferite riportate dal cetaceo sul ventre è ipotizzabile che, dopo essersi spiaggiato, sia finito contro gli anfratti rocciosi a causa delle correnti marine.
Le cause dello spiaggiamento, ad oggi, rimangono tuttavia ancora ignote, anche se il fenomeno è addebitabile all’inquinamento chimico dei mari, ad attività di pesca con attrezzi poco selettivi (by-catch), impatti con le imbarcazioni, disfunzioni fisiologiche (infezioni o altre malattie), forti variazioni del campo magnetico terrestre (col quale si orientano), interferenze di radar artificiali con il sistema di ecolocalizzazione dei cetacei o un semplice errore di valutazione da parte dell’animale (per esempio durante l’inseguimento di una o più prede in acque basse).