Monte S. Nicola, (s)venduto un altro “gioiello” di famiglia

Giovedì, ore 12:22

Laganà: “Il Comune di Monopoli prenda il coraggio e la decisione di chiedere alla Regione Puglia di passargli i beni dell’ASP Romanelli-Palmieri”

Una lettera dalla quale si evince l’amore che nutre verso la città di Monopoli, quella che questa mattina il prof. Walter Laganà ha indirizzato alla nostra redazione di “The Monopoli Times” per parlare della vendita del Monte San Nicola e della necessità che il Comune di Monopoli chieda alla Regione Puglia di poter occuparsi dei beni dell’ASP Romanelli-Palmieri, che oggi naviga in cattive acque…

L’EPISTOLA

Gentile Direttore,
recentemente è stata pubblicata la notizia che il Monte di S.Nicola di Monopoli è stato (s)venduto dalla locale ASP “Romanelli” per una modica somma di 265 mila euro. I cittadini monopolitani increduli, hanno pensato in un primo momento che si trattasse della solita “boutade” giornalistica, anche perché sapevano che per lascito testamentario dei vari benefattori, che si sono succeduti nei secoli, non si potrebbe vendere a cuor leggero una proprietà vincolata per scopi ben precisi ed inderogabili, altrimenti la predetta proprietà passerebbe tutta agli eventuali parenti ancora esistenti in vita. Fra l’altro il Monte S. Nicola oltre ad avere un complesso di trulli che forse da solo varrebbe di più di 265 mila euro, ha molti ulivi e soprattutto numerose piante spontanee del nostro territorio catalogate in un pregevole pubblicazione ”Piante spontanee del nostro territorio” a cura dei monopolitani Lugi Reho, Giovanni Sardella e Giuseppe Reho, edita da Levante di Bari, in cui appaiono con il loro nome scientifico circa 150 piante spontanee nel loro habitat con vari tipi di foglie e di frutti, cioè un importante ausilio per gli studenti per conoscere meglio il mondo in cui vivono con la possibilità di una più proficua e nuova ricerca, anche da parte di eventuali altri studiosi. Il monte è inoltre importante non solo perché durante la fiorente città greco-romana di Gnathia ivi esisteva il famoso “Templum Iovis” ma anche perché la zona veniva raggiunta dagli abitanti di Gnathia, anche come via di fuga, attraverso un cunicolo sotterraneo in caso di un eventuale assedio della loro città da terra e da mare. Poi di tesori, di misteri e di fantasmi se ne raccontano a iosa, come anche molte storie inverosimili da parte di mitomani. Naturalmente, oltre la città, anche il tempio fu distrutto, come tutti i luoghi incolti, con una nefasta e sistematica devastazione, prima suggestivi per la loro innegabile e selvaggia bellezza e per il meraviglioso paesaggio. Forse, dopo la distruzione di Gnathia nel 545 d.C. da parte di Totila (541-552), re degli Ostrogoti, i superstiti egnazini fuggirono attraverso il cunicolo sul Monte di S.Nicola e di lì si sparsero nel vasto territorio monopolitano, dando vita a numerosi Casali che presero il nome di Santi ; S. Nicola, S. Lucia, S. Clemente, S. Oronzo, S. Bartolomeo, S. Oceano, S. Vincenzo, S. Giovanni di Staveta, S. Stefano, S.A ntonio d’Ascula, S. Procopio etc., dando anche così vita alle numerose omonime contrade esistenti con una popolazione residente e creando non solo le abitazioni, ma anche le chiese nelle grotte circostanti Ancora oggi il 17% della popolazione vive ed opera nelle predette contrade. Durante il secondo conflitto mondiale, come lungo la costa vi erano le casematte con una postazione militare munite di mitragliatrici e cannoni per contrastare eventuali incursioni nemiche provenienti dal mare, così una postazione militare simile era sul Monte di S.Nicola per avvistare ed eventualmente contrastare incursioni nemiche dal cielo. Oggi di entrambi restano alcuni resti. Tuttavia, tenendo presente che l’ASP da un punto di vista economico non è autosufficiente e versa in cattive acque, sarebbe opportuno che il Comune di Monopoli prenda il coraggio e la decisione di chiedere alla Regione Puglia di passare il tutto al Comune che ha l’obbligo di assistere attraverso l’Assessorato ai Servizi Sociali i cittadini indigenti dalla culla alla tomba come in tutti i paesi civili, utilizzando anche i cespiti di entrata ancora esistenti dalle rimanenti proprietà con la speranza di sostituire l’impianto elettrico fatiscente della tomba del grande benefattore Francesco Saverio Palmieri e possibilmente intitolargli anche una strada della città per i suoi meriti umani e sociali. È bene sottolineare che i tempi sono cambiati e che le I.P.R.A.B., le IPAB e le ASP, che dir si voglia, erano utili e fiorenti nel XIX e nel XX secolo, ma sono ormai anacronistiche nel XXI secolo, perché anche la popolazione è cambiata e, nonostante ancora l’ASP abbia dei beni immobili, non rendono tanto da poter provvedere a tutti gli impegni sociali di sua competenza. Tant’è vero che sta (s)vendendo quasi tutti “i gioielli” di famiglia. Fino a quando dopo la vendita potrà continuare a svolgere i suoi compiti? La Regione e il Comune è bene che si assumano la responsabilità di provvedere in tempo utile.

Monopoli 26 Novembre 2015

Walter Laganà
(Due volte Sindaco della Città di Monopoli)

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