Al momento stai visualizzando Una vita spesa al servizio della legalità

Una vita spesa al servizio della legalità

Quest’oggi, nel giorno in cui ricorre il 25° anniversario dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio, forse in molti non leggerebbero nemmeno quest’editoriale se non ci fossero i nostri affezionati ed attenti lettori a farlo. D’altronde, lo si percepisce quotidianamente attraverso le più disparate notizie di cronaca: tutti sanno e bramano a questa smisurata sete di curiosità, ma l’omertà regna sovrana per evitare di immischiarsi in faccende che non ci riguardano direttamente.

La stragrande maggioranza delle persone, infatti, è troppo presa ad intrattenere spicciole conversazioni in chat, a farsi selfie ed a proseguire la ricerca dello scatto perfetto che possano accrescere la propria popolarità sui social; la nostra è una società più impegnata all’apparire che all’essere, sempre più basata su falsi miti ed impegnata ad emulare cattivi esempi che, spesso e volentieri, è proprio la tv a proporre attraverso fiction televisive che, al posto di prendere spunto dalla storia per trasmettere valori che realmente contano nella vita e far si che gli errori del passato non si ripetano in futuro, non fa altro che incoraggiare a seguire l’esempio di persone che non lo meritano e che nè ora nè mai lo meriteranno. E non è assolutamente questo il caso dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, due eroi contemporanei che hanno sacrificato la propria vita e quella dei propri cari per la Patria, nella lotta alla criminalità organizzata; una battaglia condotta – seppur in maniera differente – anche dagli agenti della loro scorta.
Sono loro i veri esempi da emulare che, grazie al loro prezioso operato a sostegno della legalità e che anche dopo la loro morte, hanno consentito alla Sicilia, ma all’intera Italia di riscattarsi dall’immagine negativa che gli era stata quasi tatuata addosso come se fosse un marchio indelebile, che ne infangava il buon nome e la reputazione agli occhi del mondo intero. Gli italiani sono da sempre un popolo di onesti lavoratori che, quotidianamente, ama rimboccarsi le maniche e guadagnare onestamente e, che disprezza vivere da parassita con denaro sporco di sangue.

Non fanno eccezione i monopolitani che, grazie all’operazione denominata “Van Gogh” ed alle altre ad essa correlate, hanno assistito alla rinascita del centro storico cittadino, sino ad allora considerato il “covo” della malavita locale e perciò inacessibile. Oggi, invece, Monopoli può raccontare un’altra storia, può finalmente mostrarsi in tutta la sua bellezza ed essere apprezzata per l’immenso ed inestimabile patrimonio storico, artistico, archeologico e culturale che custodisce. Non più ricordata, come scritto da Roberto Saviano, per lo scioglimento del Consiglio Comunale del 1994 per infiltrazioni mafiose cosi come avvenuto per innumerevoli altre città italiane in cui politica e mafia andavano a braccetto, spartendosi appalti pubblici milionari ed interrando rifiuti qua e là.

A distanza di venticinque anni dalla tragica dipartita di Falcone e Borsellino a cui Monopoli ha intitolato l’ex Piazzetta Roma, tuttavia, la criminalità organizzata continua comunque ad agire indisturbata. I sempre più frequenti carichi di droga sottoposti a sequestro lasciano presagire che ci sono molti altri che, purtroppo, riescono a sbarcare sulle coste italiane, provocando dipendenza e morte certa tra i nostri giovani; ma si presume anche che continui il fenomeno dell’estorsione.

L’Italia è un Paese sicuro, ma l’insufficiente numero di uomini e mezzi e il caos che ricopre gli strumenti legislativi non fa altro che inibire l’operato delle forze dell’ordine: in questa precaria situazione, pochi valorosi uomini di legge mettono ancora e seriamente a rischio la propria vita per spirito di servizio, lavorando incessantemente, notte e giorno, per affermare ciò in cui credono fermamente: la legalità.

Perciò, la criminalità organizzata continua ad operare indisturbata, magari anche grazie al fatto che le poche risorse umane di cui le forze dell’ordine dispongono sono impegnate nella lotta al terrorismo; forse, proprio una manovra studiata a tavolino per distogliere l’attenzione dalle grandi questioni rimaste ad oggi irrisolte.