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I Tragediatori di Francesco Forgione. L’autore dialoga con gli studenti del “Luigi Russo”

Venerdì 17 Marzo 2017, presso l’aula magna di via Beccaria dell’IISS “Luigi Russo” di Monopoli gli studenti del Liceo Artistico e Musicale, in occasione della presentazione del libro di Francesco Forgione “I tragediatori”, Rubbettino editore, hanno incontrato e dibattuto con l’autore, già Presidente della Commissione Antimafia del Governo Prodi, sul tema della criminalità organizzata in Italia e in Provincia di Bari. L’incontro, moderato dal giornalista Mario Valentino, ha permesso agli alunni di prendere coscienza di ciò che oggi vuol dire Mafia e di come questa sia radicata nella nostra società. All’incontro hanno partecipato anche il vicequestore Walter Lomagno e un dirigente del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Monopoli che hanno offerto agli studenti spunti di riflessione sulla realtà del fenomeno mafioso e sulla sua radicazione nel territorio. L’autore del libro, il dottor Forgione, da giornalista antimafia ha voluto ricordare che la mafia, pur essendo un fenomeno di natura criminale non riducibile alla “mentalità mafiosa” – come ebbe modo di affermare lo stesso Giovanni Falcone – spesso si nutre di codici, messaggi, segni, che il mondo della cultura può e deve decodificare, scoprire, esaminare alla luce del sole. In tal senso la scuola, prima agenzia formativa, e gli insegnanti come professionisti della conoscenza, si sentono chiamati a svolgere un ruolo in primo luogo educativo nei confronti delle giovani generazioni. Quella che va sradicata è la non cultura dell’inerzia, ha sottolineato il vicequestore Lomagno, perché non c’è terra dove le mafie non hanno fatto e fanno affari. Anche laddove non ci sono conflitti armati tra clan la presenza criminale c’è ed è pressante. È questo il messaggio drammatico che i “Tragediatori” vuol far passare, cioè che il declino della politica sta trascinando nel baratro un Paese dove il malaffare è arrivato fino alla sua degenerazione più pericolosa: mafia-politica-corruzione. Lo scopo del libro di Francesco Forgione è stato quello di indagare i pericoli che si celano dietro un’antimafia opportunista e di facciata, perché la lotta alla mafia ha generato anche questo: comportamenti ambigui che dietro l’etichetta di antimafia sconfinano nell’illecito. Su questi temi oggi è difficile aprire un dibattito che affronti alla radice il problema, ma lo si deve fare, ha ribadito il dottor Forgione, ne va del nostro futuro di cittadini. Il “silenzio assordante” di cui parlava Peppino Impastato va rotto e si può fare solo creando le condizioni culturali, ancor prima che economiche, affinché la mafia venga vista solo per quello che è: crimine, solo dannoso crimine. È proprio per questo non ci si deve rassegnare ed abituare ad averla accanto. La lente con cui vengono osservate nel libro tante storie umane e giudiziarie ci restituisce una società in cui sono troppe le ombre e i buchi neri, in cui la verità è lacunosa, in cui la responsabilità di una deriva della lotta alle mafie appartiene anche ad un’antimafia falsa e svuotata dei suoi valori. Ma l’orizzonte che Forgione vuole offrire non è senza speranza perché come nel libro ben si comprende se “non è detto che si vinca,  … non è scritto da nessuna parte che siamo destinati a perdere. Ci sono le risorse civili, sociali e morali per combattere e vincere questa guerra. Sono tanti gli imprenditori, i commercianti, gli amministratori pubblici e i semplici cittadini che ogni giorno si ribellano alle mafie senza altro fine che quello di difendere la propria dignità e rivendicare la propria libertà” . L.T.

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