Corpus Domini, la festa del corpo e del sangue di Gesù Cristo

Domenica, ore 21:36

Sentita, la partecipazione della comunità monopolitana alla celebrazione ed alla solenne processione

Una festa del corpo e del sangue di Gesù Cristo, il pane di vita di cui ci nutriamo attraverso la nostra fede.

Questa è la celebrazione del Corpus Domini, questa è la nostra professione di fede che, questa sera, la comunità monopolitana si è apprestata numerosa a celebrare durante la solennità del Corpus Domini in Piazza Vittorio Emanuele II.

La solenne celebrazione eucaristica è stata presieduta dal Vescovo della Diocesi Conversano-Monopoli Mons. Domenico Padovano, che nell’omelia ha approfondito il significato di quest’importante appuntamento religioso: “la celebrazione di oggi è la festa del corpo e del sangue, che ci riporta al Giovedì Santo, il vangelo è lo stesso  come il mistero celebrato: il corpo di Cristo immolato ed il sangue versato per noi, nonostante ciò avvenga in una circostanza diversa; su quel rito incombe l’ombra del Venerdì Santo, mentre oggi si misura la bellezza inaudita del dono e lo si porta trionfalmente con una pubblica professione di fede – ha spiegato ai fedeli, tra cui si scorgevano numerose autorità civili e militari – è una festa un po’ strana, che celebra ciò che viene quotidianamente celebrato in silenzio nelle chiese: il mistero dell’altare, il pane santo, la manna celeste”.

La festa del Corpus Domini fu voluta nel XIII secolo e da allora celebrata con una pubblica, solenne e avvolte trionfale presenza nella chiesa di Gesù: “nel medioevo – ha raccontato il Vescovo Padovano – erano tempi di grande fede e diffuse eresie. Oggi è invece un tempo di indifferenza dove non ci sono eresie perché non c’è grande fede. Sappiamo l’importanza dell’Eucarestia che è veramente un avvenimento straordinario, una celebrazione che scuote lo spirito, che scuote l’esistenza. Assistiamo però a certe eucarestie spente, scadiamo nel ritualismo, nel formalismo che vanifica tutto generando assuefazione, assenteismo, che fa restare fuori dal mistero. Un rito deve essere sentito: non serve a Dio, che non sa cosa farsene del formalismo. Il culto deve essere fatto solo attraverso il cuore, l’altare dove si consuma la vera celebrazione. Sapete che è proibito mettere fiori finti perchè all’altare tutto deve essere vero, autentico. Dobbiamo avere il desiderio di aderire col cuore a ciò che le labbra pronunciano, perché se non si prega con il cuore stiamo perdendo tempo, introducendo la bugia ad un sacramento. E allora, la festa del Corpus Domini ci aiuta a non abituarsi all’eucarestia. Una città è salva se riposa su fondamenta salde: i valori autentici che danno alla vita una speranza”.

Al termine della celebrazione è seguita una solenne processione che ricorda “che Dio cammina in mezzo a noi, che entra nelle nostre case, che viene a dialogare con noi”.

 


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