Rino Formica: un potenziale candidato “monopolitano” per il Quirinale

Le considerazioni dell’avvocato Giuseppe Angiuli

Nelle settimane che hanno preceduto le annunciate dimissioni di Giorgio Napolitano dalla Presidenza della Repubblica e nella fase seguente che ha visto le forze politiche aprire una consultazione per l’individuazione di un suo degno successore, non è mancato chi ha proposto per il Quirinale una figura contraddistinta da particolari legami con la città di Monopoli. In città, non sono in molti ad essere a conoscenza delle lontane origini monopolitane di Rino Formica, vecchio socialista dalla “scorza dura” ed ex Ministro di alcuni Governi della cosiddetta “Prima Repubblica”.

Formica, il cui nome di battesimo è Salvatore, nacque a Bari nel 1927 ma suo padre era nativo proprio di Monopoli. Dopo avere operato come commercialista nel capoluogo pugliese, Formica fece carriera in politica nelle file del Partito Socialista Italiano, affiancando Bettino Craxi al momento della sua ascesa alla Segreteria nel 1976 e non abbandonando tale sodalizio (a differenza dello scaltro Giuliano Amato) nemmeno quando il PSI fu investito dal noto ciclone giudiziario di “Mani Pulite” nel 1992. Formica ha sempre fatto parlare di sè per il suo rimarchevole acume politico, per alcune scelte coraggiose e controcorrente ed anche per un certo sarcasmo che ha spesso contraddistinto le sue prese di posizione nel campo della lotta politica (è rimasta celebre la sua frase secondo cui “la politica è sangue e merda”).

Non sono in molti a ricordare che Rino Formica ebbe il merito di essere uno dei pochi uomini politici della “Prima Repubblica” ad opporsi strenuamente al famigerato disegno di attuare il “divorzio” tra Ministero del Tesoro e Banca d’Italia, attuato nel 1981 per iniziativa di Carlo Azeglio Ciampi e Beniamino Andreatta, su pressione di noti ambienti finanziari nazionali ed internazionali e con il tacito avallo anche del Partito Comunista all’epoca guidato da Enrico Berlinguer. Rino Formica aveva ben previsto gli effetti nefasti che sarebbero derivati dal venir meno del ruolo di Banca d’Italia quale soggetto “prestatore di ultima istanza”: infatti, a partire dal 1981, la nostra banca centrale non è stata più obbligata ad acquistare i bond di Stato alle aste del Tesoro, contribuendo così ad una inarrestabile impennata dei tassi d’interesse sul debito pubblico, per la quale la collettività italiana non ha mai smesso di pagare i costi.Lo scontro frontale che da quella vicenda derivò col democristiano Andreatta portò quest’ultimo a definire Formica con disprezzo “il commercialista di Bari”. Solo il tempo avrebbe dato ragione a Rino Formica, visto che con l’avvento dell’euro, il discutibile meccanismo di “divorzio” tra banche centrali ed emissione dei bond di Stato ha trovato una definitiva consacrazione anche a livello di B.C.E., con tutte le conseguenze negative legate alla famosa impennata degli spread sui titoli del nostro debito pubblico. Anche da anziano e ufficialmente “pensionato” dalla politica, Rino Formica ha continuato fino ai giorni nostri ad essere la voce scomoda di tante verità impronunciabili, tra le quali spicca la denuncia del complotto del “Britannia”, il panfilo della regina Elisabetta a bordo del quale, nel giugno del 1992, uomini come Mario Draghi e Carlo Azeglio Ciampi, lontani da occhi indiscreti, avrebbero contrattato con la finanza anglosassone la generosa dismissione di tanti gioielli del patrimonio dell’economia pubblica nazionale.

L’avvocato Giuseppe Angiuli, assieme a diverse persone da tutta Italia vicine alla cultura politica del socialismo italiano ed allo stesso Formica, si è fatto promotore in queste settimane della nascita di un comitato promotore che potesse suggerire alle forze parlamentari la presa in considerazione di Formica quale possibile candidato al Quirinale in sostituzione di Giorgio Napolitano. “Ci abbiamo provato sul serio a sostenere questa iniziativa – afferma l’avv. Angiuli – su facebook è nato perfino un gruppo chiamato “Rino Formica al Quirinale”. Ma Formica è persona assai umile, forse anche troppo per i nostri tempi. Egli nutre un sacro rispetto per i meccanismi di consultazione a livello parlamentare ed è lontano da ogni visione plebiscitaria della vita politica. Pertanto, contattato personalmente da noi, ha gentilmente declinato l’invito“. A questo punto, non resta che invitare i monopolitani e tutti i pugliesi a prendere coscienza del rapporto, quasi del tutto disconosciuto, che lega la nostra terra a questa brillante figura, spesso sottovalutata, del panorama politico nazionale.