L’esponenziale aumento dei suicidi a Monopoli. Alla ricerca dell’àncora di salvezza

portavecchia Monopoli

Necessario tendere la mano a chi ne ha bisogno. Analisi delle cause a cura dell’Educatore dott. Barletta Donato

Al termine di quest’anno 2014, effettuando delle valutazioni sulla realtà sociale che ci circonda si evince che, la crisi “economica globale” oltre ad aver avuto delle ripercussioni negative nelle tasche degli italiani, ha soprattutto determinato una crisi esistenziale, in tutti quei soggetti che, sono stati costretti ad affrontare in solitudine le conseguenze di una crisi che prima di essere economica ha nelle proprie fondamenta una crisi morale sempre più straripante.
Gli ultimi suicidi verificatisi a Monopoli solo tre nello scorcio di fine anno, invitano la coscienza civica della nostra città a riflettere su un dato che, preoccupa non solo per i fatti di cronaca locale, bensì per il susseguirsi in modo esponenziale di episodi simili a livello nazionale.
In una società anomica come la nostra, in cui non vi è più una condivisione di valori, di credenze, di regole, dove prevale un relativismo etico che tende ad annullare il rispetto per la persona, in quanto l’altro viene visto solo come mezzo per raggiungere interessi personali e non come fine, si necessita di un cambio di rotta verso altri itinerari che, non indirizzi l’uomo moderno al materialismo, ad un divertentismo effimero, al consumismo, ad una società omologante che pur di raggiungere il benessere sarebbe disposta malvagiamente a calpestare la legalità, ma che invece valorizzi la semplicità di ciò che più bello abbiamo intorno a Noi: come la bellezza che emerge dalla reciprocità degli scambi interpersonali, l’amore verso il prossimo per quello che è, e non per ciò che io vorrei che fosse per me; oppure nell’investire maggiormente sul “capitale umano” delle nostre comunità di appartenenza.
A volte i tanti giudizi superficiali nei confronti del prossimo, senza conoscerne i problemi e senza aver rispetto delle diversità e della storia personale, oppure etichettare quell’individuo solo perché non lo si ritiene conforme alla massa, crea in tutti questi soggetti bersagliati da chi li ignora nella profondità di persona un grande disagio, che conducono loro a: non fidarsi più degli altri, a vivere in solitudine, a vestirsi e a vivere sciattamente, a non avere più stima di loro stessi, ad allontanarsi dagli amici; sicchè la morte viene vista come l’unica soluzione per mettere fine alle proprie delusioni e sofferenze.
Sarebbe importante in questi casi, evitare giudizi, in quanto chi soffre in questi momenti delicati, necessita di essere ascoltato, capito e sostenuto nelle proprie personali ed esistenziali problematiche. Se solo evitassimo nella nostra vita di inseguire i tempi frenetici della nostra quotidianità, riducendo gli spazi della nostra vanità, del nostro super ego e ci fermassimo un po’ ad ascoltare gli altri, daremmo un senso e valore alla nostra vita, valorizzando i frutti della carità.
Si proprio quell’atto d’amore che a volte vince la morte, riaccendendo la speranza in tutti quei bisognosi in cerca di un’àncora di salvataggio, alla quale aggrapparsi per evitare di finire in risoluzioni che tante volte e la storia recente ci insegna, finiscono in tragedia.

L’Educatore
Dott. Barletta Donato