Mala giustizia: assolto il monopolitano Francesco Barnaba

Fu accusato di truffa aggravata ai danni della collettività

Il monopolitano Francesco Barnaba è stato assolto dall’accusa di truffa aggravata ai danni della collettività per insufficienza di prove.

A stabilirlo è stata la recente sentenza del Tribunale di Bari, dal Giudice, Dott. Avv. Giuseppe Russo – ai sensi dell’art. 530, comma 2, del c.p.p. – che ha accolto ogni tesi difensiva prospettata nel corso del dibattimento dal legale Michele Mitrotti, che ha posto fine al calvario del monopolitano durato ben quattro anni tra processi, sequestri, distruzione del materiale sequestrato e perquisizioni.

I fatti risalgono al febbraio 2010, quando su tutto il territorio nazionale le Fiamme Gialle sventarono un traffico nazionale di indumenti usati, messo in atto dall’Associazione Croce Italia, che pare “smistasse” gli indumenti raccolti con  con una finta ed artificiosa “elemosina” per i poveri, per poi rivenderli nel mercati rionali.

In tale circostanza, anche i finanzieri della Compagnia della Guardia di Finanza di Monopoli, nel corso di un’operazione, sul territorio monopolitano sequestrarono indumenti, migliaia di volantini ed autovetture, oltre alla  denuncia per truffa aggravata ai danni della collettività di un soggetto pregiudicato di Monopoli, tale Barnaba Francesco.

“Gli appartenenti alla CROCE ITALIA – spiega l’avv. Mitrotti – protestavano, essendo la stessa un modo di lavorare in un periodo di forte crisi economica: molti di loro, spesso, erano soggetti con precedenti penali. Proprio i precedenti penali di alcuni di loro erano un motivo valido e giustificato, secondo la Procura, di “fantasticare” l’esistenza di una occulta organizzazione malavitosa, mentre le carte dimostravano esattamente il contrario o meglio il tentativo di soggetti “rinnegati dalla società” di “sbarcare il lunario in maniera del tutto lecita”.

Perciò, nel corso di dibattimento, il legale dell’assistito ha elaborato ogni tesi difensiva atta a scagionare l’imputato ed a dimostrarne la sua estraneità ai fatti.